mercoledì 30 settembre 2015

Rifacimento de "La Ghirlandata" di Dante Gabriel Rossetti - dal quinto canto dell'"Art Nouveau" di Giancarlo Petrella

La sonatrice l’arpa suona e li occhi
verdi più del flessuoso peplo e molle,
ch’al prato, color flebile per li occhi
suoi,[1] s’unisce e diffondono le forme
della rosëa[2] pelle di Lei chiara
qual le rose fra le dita gioconde;
pur un incanto i crini rossi alquanto.

Un mare indistinto di avvenimenti,
un vortice di pensieri, pur nulla
al soffuso èssere dei colori;[3]
sprofonda il mio pensere più in codesti[4]
che nel finger come il linguaggio fermi
il mondo, sfigurando l’oblio: tenue
il dire argine al divenire pone.[5]

Del mondo e delle cose un pensatore
non se ne cura, nell’idee fuggendo;
con men cura del reale se ne avvede
la sonatrice nutrice dei sogni:
convesso il suon non al significato[6]
ma a evane[7] onde legato: mira il flebile
prato in cui il verde trascolora in canto.

Un mare indistinto di avvenimenti,
un vortice di punti senza forme,
questo è il mondo; ma pel sogno le cose
grazia e bellezza e cortesïa formano;
custodisce nel palmo fiori e l'uomo
si interna nei ricordi sparsi, cerca
dal sole protezione; lo delusero.

[1]Al paragone compiuto il verde della natura è meno accesso di quello dei suoi occhi.
[2]Contrasto fra il verde e il rosa che serve a delineare le forme di Lei. Ndc
[3]Più che la lucentezza in termini di quantità, è la loro qualità ad essere soffusa, non reale. Ndc
[4]Dai colori spesso si viene persuasi, più che dall'elucubrazioni intellettuali.
[5]L’idea che il linguaggio freni il divenire e/o l’oblio è un leitmotiv dell’Opera. Ndc
[6]Il primato del suono.
[7]Apocope: evane per evanescente. Ndc


di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Art Nouveau”
Proprietà letteraria riservata©

nb. Le note segnalate con la dicitura Ndc sono a cura di Nicoletta Pia Rinaldi - Proprietà letteraria riservata©

martedì 29 settembre 2015

Rimembranze d’un quadro di Renoir - dal quinto canto dell'"Art Nouveau" di Giancarlo Petrella

un sogno mi immagina,
un immaginare mi rende sensazione
Il caso affida al bisso liberale[1]
le forme, come splendidi pensieri
a un io informe; il deserto si distende
nella monotonia, consegue un suono
se Piramidi incontra, il rosso denso
dei capelli, similmente, bagliore
dagli occhi prende e diviene parola.

La tua pupilla è la notte del tempo:
un essere onnisciente non si dà,
chi pinger può il perlato viso? Azzurro
velo e verde prato, di tre colori
l’un è maggiore sol per li occhi; un rosa
timido, qual petalo con l’idëa
del fiore, le gote e le labbra informa.

Scendono simili i capelli ad arpa;
i nostri baci gocce e foglie èmulano,
non bramar suoni, non parlo se ridi,
i fiori accennano un lieve no al vento,
l’api conducono una lira al sole;
nell’impaziente vuoto i crini vagano,
bellezza assecondando; impera un sogno.

Nessun perché, serena voce, solo
il desiderio; e gli Dëi non sono
nient'altro che i reggitor del linguaggio;[2]
viviamo in un regno d’ombre, ché il verbo
non sfiora 'l non detto, allor rimanendo
inesauribile fonte; e dell’Ïo,
tanto discusso, ne esitiamo l’essere.

[1]Libero dal gioco d’una forma predefinita.
[2]È oscura l’origine del linguaggio.


di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Art Nouveau”
Proprietà letteraria riservata©

nb. Le note segnalate con la dicitura Ndc sono a cura di Nicoletta Pia Rinaldi - Proprietà letteraria riservata©

lunedì 28 settembre 2015

Meditando sulla "Persefore" di Rossetti - dal quinto canto dell'"Art Nouveau" di Giancarlo Petrella

Cantando andava, bella, la fanciulla
a cui un bel canto Pindaro commise
quando Proserpina irata lo prese
perché non un canto mai le diede; orme
cortesi vengono giustificate,
perché necessità altro non significa
che desio retro linëe celato.

Noi non siam cose che ovunque si spostano:
non uno spazio, un tempo, un’esistenza
diversi che da quelli d’or potrebbe
formarci; altri sarem stati se un altro
luogo, ora, vita abbrancati ci avesse;
avvolgon queste chiome questa pelle:
altro incarnato, altro crine, non puotesi.

Tutti sognan, l'istante tutti avvolge,
ma chi li unisce? Chi è l'union di sogni
di sensazioni, di vision, d’istanti,
dell'illusione, dell'eternità,
dell'immaginazione? Tanta è giòia,
che pur se mai nessuno scorto ha il sempre,
esso vien visto, per mezzo di lëi.

Degno il significare del silenzio
perché le cose dette, nulla valgono;
ma quando lor i suoni e i sensi crëano
e le immagini, eterno vagheggiare
di questi canti, allora, come ‘l peplo
verdognolo si posa su la pelle
di sogni bianca, così il dir sull’Essere.


di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Art Nouveau”
Proprietà letteraria riservata©

giovedì 24 settembre 2015

Accordatura - primo canto dell'"Art Nouveau" di Giancarlo Petrella

Il poema viene introdotto dall’episodio della Danzatrice; vengono presentati i temi portanti dell’opera: il desiderio, il linguaggio, l’immaginazione, l’istante; perciò il componimento è un esempio lampante dello stile del poeta, che alterna momenti di pura bellezza elegiaca a riflessioni filosofiche, spesso compenetrandoli a vicenda.

Tento ritrar ne’ versi miei la sacra

Danzatrice,
Ugo Foscolo
Linee,[1] danzatrice, curve a me balli:
petali[2] e[3] foglie e rami e fiori segni
nel vuoto impaziente; di presto avvalli
i pudori, e non del nudo te sdegni.[4]

Indecisa la veste e il peplo ritto
o mobile o assente al moto;[5] si scioglie
all’arboree carole[6] 'l vuoto, afflitto,
e s’altera per le femminee foglie.

Lo stesso piacer che reca ‘l suon ïo[7]
vien per cenni da’ costumi sensuali,
in cui non può l’amoroso desïo
fievolire dell’illusione l’ali.

Tal desïo, più che ‘l pensare, parte
noi dagli altri, similmente il linguaggio
individua le cose più dell’arte
sensibile,[8] ch’al mondo il dire è raggio;[9]

cede questo desiderio a l’immago,
che sempre s’accende e prende l’istante[10]
dal nulla e, non altro vedendo, pago
nel godere il presente e mai l’avante.

Solo con l’immaginazione mirasi
la bellezza, né i sensi, né il pensare
la nutrono; un piacer dagli occhi spira,
e informa le cose di per sé amare.

La tua nudità è pudore, il tuo velo
Selene di color, di fiori adorno
il crin; con di giovinezza lo zelo
promette il viso amor nel suo soggiorno.[11]

[1]Elemento primordiale. Ndc
[2]Il richiamo al regno vegetale, come apertura di un componimento o di una raccolta poetica, è un leitmotiv. Ndc
[3]La presenza della congiunzione e può essere intesa come indice di un continuo movimento. Ndc
[4]L’elemento erotico, presente in questo canto, verrà mediato dalla figura di Catone il Censore, una delle “guide” nel Poema, nel secondo canto. Ndc
[5]Il movimento è sempre un elemento che indica indecisione. Ndc
[6]Danze medievali. Ndc
[7]Il suono della parola io produce un affetto così intenso, un’evocazione così rapida, che molti sistemi filosofici sono nati semplicemente partendo da questo stato d’animo.
[8]La sensibilità. Ndc
[9]L. Wittgenstein, Tractatus Logico-Philosophicus, §5.6: «I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo».
[10]Il desiderio, l’immaginazione e l’istante formano una trinità all’interno del Poema. Ndc
[11]Musicalità aspra che piacque, per spezzare la facilità di canto.


di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Art Nouveau”
Proprietà letteraria riservata©

nb. L’introduzione e le note segnalate con la dicitura Ndc sono a cura di Nicoletta Pia Rinaldi - Proprietà letteraria riservata©