Dall'oscura sotterra il fabbro ai demoni
si diletta col parlare, del ferro
sciamano, degli inferi araldo, al collo
tien gli spirti e i gravi diletti apprende.
Il sapere sul singolo è ignoranza,
l’universale è un perire, non altro,
sciocca la volontà di conoscenza,
memora: ciò che apprendiamo cadrà,
tutto dileguasi, rimane solo
tal sensazione certa di tristizia;
ché la coscienza non riceve l’essere,
ma il tramonto delle cose, rifletti;
fugge, fugge l’ora che ci persuase
che eravamo vivi; orrido l’abisso
spalanca le fauci dacché cadremo.
La gravità è presente sicché cadde
la penna regalatami; tal lieve
evento serberà l’idea del giorno
come il tappo scalfito il dolce viso.
di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Cortese Memorie di un Sogno"
Proprietà letteraria riservata©
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