Il tempo è come le gondole
per le vie della città
che il sol nome è poesia; ecco
le ninfe che sorgon dall’acqua
e vedo un drago, principe degli elementi,
che soffia. La natura del pensiero specchia le onde.
Le gondole fluttuano sulle idee
e chi si inabissò pel fondo
trovò il tempo: da interminabili
distanze il passato è un presente.
In un luogo sperduto uomini videro
che il suono delle parole
produceva altro che soltanto il significato:
nacque la musica. L’aura veneziana
il riflesso delle acque sfiora
come la fanciulla che in un palazzo roseo
pizzica un violino addormentato.
Su mille pagine del cielo
radunansi parole nuove. Strato
su strato occupa il passato,
sprofondasi nella neve a Kefu
qual epoche. Il biancore
su’ palazzi veneziani, accolti dall’azzurro. Di sotto,
antiche fondamenta, limbo dell’inferno:
sorreggono un mondo incantato
e ne minacciano, tuttavia, la vita.
di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Cortese Memorie di un Sogno"
Proprietà letteraria riservata©
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