un sogno mi immagina,
un immaginare mi rende sensazione
Il caso affida al bisso liberale[1]le forme, come splendidi pensieri
a un io informe; il deserto si distende
nella monotonia, consegue un suono
se Piramidi incontra, il rosso denso
dei capelli, similmente, bagliore
dagli occhi prende e diviene parola.
La tua pupilla è la notte del tempo:
un essere onnisciente non si dà,
chi pinger può il perlato viso? Azzurro
velo e verde prato, di tre colori
l’un è maggiore sol per li occhi; un rosa
timido, qual petalo con l’idëa
del fiore, le gote e le labbra informa.
Scendono simili i capelli ad arpa;
i nostri baci gocce e foglie èmulano,
non bramar suoni, non parlo se ridi,
i fiori accennano un lieve no al vento,
l’api conducono una lira al sole;
nell’impaziente vuoto i crini vagano,
bellezza assecondando; impera un sogno.
Nessun perché, serena voce, solo
il desiderio; e gli Dëi non sono
nient'altro che i reggitor del linguaggio;[2]
viviamo in un regno d’ombre, ché il verbo
non sfiora 'l non detto, allor rimanendo
inesauribile fonte; e dell’Ïo,
tanto discusso, ne esitiamo l’essere.
[1]Libero dal gioco d’una forma predefinita.
[2]È oscura l’origine del linguaggio.
di Giancarlo Petrella,
tratto da "La Morte del Tempo - Art Nouveau”
Proprietà letteraria riservata©
nb. Le note segnalate con la dicitura Ndc sono a cura di Nicoletta Pia Rinaldi - Proprietà letteraria riservata©
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